Vulvodinia

Con il termine VULVODINIA si intende la presenza di una sensazione dolorosa a carico dei genitali esterni femminili (vulva) in assenza di infezioni, lesioni o altri segni oggettivamente riscontrabili all’esame ginecologico. Per porre diagnosi di vulvodinia, la sensazione dolorosa deve persistere da almeno tre mesi e devono essere escluse tutte le possibili cause organiche di dolore in sede vulvare:

  1. infezioni genitali (herpes, candida, ecc.)
  2. disturbi neurologici (compressione dei nervi spinali, nevralgia post-herpetica ecc.)
  3. neoplasie (dei genitali esterni o contigue);
  4. infiammazioni delle mucose genitali conseguenti a malattie dermatologiche o reazioni allergiche.

Solo se non si riesce ad individuare nessuna di queste possibili cause scatenanti, si può porre diagnosi di vulvodinia vera e propria (vulvodinia primaria). Se invece il dolore vulvare è conseguenza di altra patologia, si parlerà di dolore vulvare secondario alla malattia di fondo. Alcuni studi condotti negli USA riportano una frequenza di vulvodinia nelle donne sessualmente attive pari al 10-15%, ma non è chiaro se si tratti realmente di vulvodinia o di dolore secondario ad altre patologie (infezioni, malattie dermatologiche della vulva, allergie ecc).

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I sintomi della Vulvodinia

Le donne affette possono descrivere la sensazione dolorosa in vari modi ed in varie sedi. In linea generale trovano difficoltà a descrivere il tipo esatto di disturbo . La sensazione dolorosa può essere descritta in relazione al tempo ed alla durata come:

episodica: talvolta con accentuazioni in fase premestruale;

intermittente:con periodi di maggiore o minor fastidio;

Inoltre, la sede della sensazione dolorosa può essere circoscritta ad un’area piccola, per esempio al clitoride (clitoritodinia), all’area vestibolare, la parte che è compresa fra le piccole labbra e l’apertura della vagina (vestibolite vulvare) o all’intera vulva, in alcuni casi estendendosi fino alla zona perianale (vulvodinia generalizzata). La sensazione dolorosa è descritta come bruciore, puntura di spillo, prurito, secchezza, irritazione ecc.

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 Il dolore può essere riferito come spontaneo, indotto o misto. Nelle forme spontanee il dolore è sempre presente, indipendentemente da circostanze specifiche che possono scatenarlo. Nelle forme indotte, il dolore è provocato da una molteplicità di fattori, anche banali, che in condizioni normali non generano fastidio:, sfregamento con gli abiti, tamponi vaginali e, soprattutto, rapporti sessuali ecc.

Nelle forme miste il dolore è presente costantemente come sottofondo, che tende però ad accentuarsi in presenza di fattori scatenanti. La forma più frequente è la vestibolite vulvare indotta, il dolore cioè localizzato fra le piccole labbra e l’apertura vaginale e indotto da circostanze esterne. Il fattore scatenante è molto spesso la penetrazione: in questi casi, se il dolore è intenso, la donna può decidere di evitare i rapporti sessuali.

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Le cause

La vulvodinia primaria è una sindrome complessa le cui cause sono ignote. Certamente vi partecipano meccanismi infiammatori, nervosi e neuropsichici. In alcuni casi la vulvodinia compare in seguito ad episodi infettivi del tratto genito-urinario (malattia pelvica infiammatoria, vulvovaginiti ecc), ma in molti altri l’inizio non presenta alcuna correlazione con pregresse malattie infettive o infiammatorie. E’ molto probabile che le donne che soffrono di vulvodinia presentino una bassa soglia del dolore, cosicché gli stimoli che in altre donne non provocano dolore in quelle affette dalla questa sindrome inducono una risposta dolorosa. Lo stesso meccanismo è presente anche nella fibromialgia.

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Associazione con altre malattie

La particolare suscettibilità agli stimoli dolorosi, anche di bassa intensità, sembra avvalorata da due circostanze:

  1. le donne con vulvodinia presentano con maggior frequenza sindromi dolorose a carico di altri organi, per esempio il colon (colon irritabile), la vescica (cistite interstiziale) o i muscoli (fibromialgia);
  2. la somministrazione di farmaci che innalzano la soglia dolore, rendono cioè meno sensibili al dolore (amitriptilina, pregabalin,lamotrigina, etc) guariscono o migliorano la vulvodinia.

Trattamento

Non esiste uno schema terapeutico che vada bene per tutte le forme di vulvodinia e per tutte le donne.

Il trattamento deve essere plasmato sulle problematiche della paziente, cucito su misura.

Gli obiettivi dovrebbero essere rivolti a ridurre gli stimoli scatenanti, a riabilitare il pavimento pelvico se sono presenti disfunzioni, a ridurre la sensazione dolorosa con farmaci appropriati ed a gestire le implicazioni sessuali e di coppia.

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Norme comportamentali

Alcune precauzioni comportamentali ed alcune misure igieniche possono aiutare a prevenire o quanto meno a tenere sotto controllo il dolore:

  1. indossare biancheria intima di cotone non colorata (anallergica);
  2. usare assorbenti in puro cotone;
  3. evitare se possibile l’uso di salva-slip;
  4. evitare pataloni, in caso contrario che siano larghi;
  5. evitare gli sport (cyclette, spinning) che comportano frizione sulla vulva;
  6. usare detergenti intimi delicati e senza eccedere;
  7. bere acqua oligominerale in abbondanza;
  8. regolarizzare l’intestino;
  9. non trattenere a lungo l’urina;
  10. lavarsi con acqua fredda dopo i rapporti sessuali.

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TRATTAMENTI:

  1. PROTOCOLLO STANFORD: Serie di manovre di Terapia Manuale volte a disattivare i Trigger Points(TP) esistenti ed a normalizzare il tono muscolare dell’area pelvica
  2. Elettrostimolazione antalgica (TENS -Transcutaneosus Electrical Nerve Stimulation-)

La TENS è una tecnica molto efficace e si tratta di una procedura complessa, giustificata soprattutto nei casi di dolore circoscritto all’area vestibolare e con particolari caratteristiche: se ben eseguita la TENS induce un miglioramento sensibile in circa il 70% delle donne trattate.

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